PERSONALIZZAZIONE ED ETA’ NELLA PMA

 

 

Da alcuni anni le coppie iniziano i cicli di PMA in età sempre maggiori.

Infatti se le donne ultraquarantenni che eseguivano la PMA nel 2005 rappresentavano il 20,7%, nel 2020 sono arrivate al 35,8%. Secondo i dati dell’istituto superiore di sanità (ISS) Ciò rende questi casi sempre più difficili perché le percentuali di successo diminuiscono progressivamente e fortemente con l’aumentare dell’età femminile, specialmente dopo i 40 anni.

 

D’altra parte è ben noto come la personalizzazione e la buona qualità nell’esecuzione delle tecniche di PMA influiscono molto sui risultati e, pertanto, queste modalità andrebbero usate proprio in questi casi più difficili.

 

Purtroppo non sempre è così per varie ragioni:

 

  • Le liste di attesa per iniziare la PMA sono spesso lunghe
  • La personalizzazione delle procedure in numerosi casi è ridotta (protocolli uguali per tutti e ripetuti anche nei cicli successivi della stessa paziente, impossibilità di monitoraggio e pickup nel week end, mancanza di monitoraggio del progesterone durante la stimolazione e dopo il transfer)
  • Quando si inizia il primo ciclo di PMA i successivi ( spesso i 3 programmati ) vengono spalmati in tempi molto lunghi e l’età, spesso già ai limiti nel primo tentativo, rischia di essere proibitiva dopo l’ultimo. Ciò è vero sia nei cicli a fresco che i quelli con gli embrioni crioconservati per i quali viene trasferito in genere un solo embrione per volta.
  • L’industrializzazione delle procedure in sempre più centri di PMA non va nel senso della personalizzazione. Infatti la finalità dell’industrializzazione (con l’omogeinizzazione dei processi produttivi come in qualsiasi attività industriale) deve minimizzare i costi e massimizzare i profitti. In effetti molti centri di PMA in Italia sono stati acquistati da fondi di investimento stranieri

 

 

Se si inizia ad eseguire il primo tentativo di PMA a 40 anni l’ultimo della serie prevista potrebbe svolgersi dai 43 in avanti quando cioè anche il massimo di personalizzazione non potrebbe dare risultati apprezzabili

 

Invece se tra il primo e l’ultimo tentativo di una serie eseguita senza personalizzare le terapie se ne inserisse almeno uno effettuato con estrema qualità e personalizzazione la donna avrebbe migliori e più accettabili probabilità di successo

 

Quanto esposto è evidente se si osservano le casistiche ufficiali dei cicli di PMA “a fresco” (quelli in cui non si riescono a crioconservare embrioni, ossia la grande maggioranza dei cicli dopo una certa età). Le statistiche dei risultati quando li consideriamo come numero di parti per ciclo di PMA nelle donne di età dai 40 anni in su sono state: 10% secondo le pubblicazioni scientifiche del centro Biofertility e 4,7 % per la media dei centri italiana nei dati ufficiali.

Purtroppo quando il tempo disponibile è agli sgoccioli spesso si finisce per avere una sola opzione: l’uso di ovociti di altre donne più giovani ossia l’ovodonazione. Ciononostante, però, anche il questo caso non è detto che l’uso di questi ovociti porti a successi molto più elevati.

Infatti con l’ovodonazione le statistiche italiane ufficiali dell’ISS ci dicono che nel 2020 la % di parti per ciclo iniziato è stata del 22,7% e quella degli aborti ben il 22,8%

 

Questa opzione purtroppo viene spesso proposta come l’unica possibile specialmente quando hanno fallito tecniche come la PGT-a presentata come l’unica possibilità per selezionare embrioni sani. Per questa tecnica però l’ISS certifica che di tutte le coppie alle quali era stata proposta il 28 % di esse non aveva di fatto potuto farla (presumibilmente perché gli embrioni neanche erano arrivati a blastocisti) e per di più gli aborti si erano verificati nel 16,7 % dei transfer. Inoltre delle pazienti alle quali era stata proposta questa tecnica solo il 17 % aveva ottenuto il parto alla fine di tutto il faticoso e costoso iter. Tutto ciò senza considerare i limiti biologici intrinseci di questa tecnica (la biopsia fatta in un punto dell’embrione non assicura che la situazione dei cromosomi sia la stessa in tutte le sue parti, l’embrione ha pure la capacità di autocorreggere molti dei suoi errori).

 

Conoscere queste statistiche può essere di grande aiuto per orientarsi meglio nella scelta del percorso più appropriato.